La notizia, molto interessante, la riprendo fedelmente da un’articolo uscito su un numero di luglio di D-Repubblica delle Donne:
Rallentare il denaro, per l’americano Woody Tasch il futuro è low profit: meno guadagni per gli azionisti ma immensi benefici per le comunità locali. “Slow money” (Chelsea Green Publishing) è il libro manifesto di questo venture-capitalist, che propone di modificare il modello produttivo rivolto unicamente al profitto e rallentare quindi il flusso del denaro che sfreccia nel mondo globalizzato, per radicarlo nelle comunità locali. Dal 1992 Tasch gira gli Stati Uniti con il suo Investors’Circle, una piattaforma di intermediazione finanziaria per creare piccole imprese alimentari low profit.
Viene citato il caso dei ristoranti Farmers Diner, dove due terzi del cibo servito viene acquistato presso allevatori e piccoli produttori che vivono in un raggio di 70 miglia, e sono scelti dai clienti per la qualità dei loro prodotti e per il fatto che mangiare lì significa sostenere la propria comunità. Secondo uno studio della Cornell University, ogni milione di dollari all’anno di vendite nel Farmers Diner si traduce in 350 acri di terra coltivata, quindici allevatori che vendono per 50.000 dollari, tredici posti di lavoro nelle fattorie, un milione e duecentomila dollari risparmiati in spese di conservazione della terra e il taglio del trasporto delle merci evita deci tonnellate l’anno di ossido di carbonio.
Un effetto della crisi è che le persone pensano di più.
Sul sito investorcircle.net sono già state raccolte decine di migliaia di firme che sottoscrivono i principi generali dello Slow Money.